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I DUE GEMELLI VENEZIANI 113

Zanetto. Bravo, l’ave indovinada.

Pancrazio. Vi piace quella giovine?

Zanetto. Assae.

Pancrazio. Le volete voi bene?

Zanetto. E come!

Pancrazio. La sposereste volentieri?

Zanetto. Oh magaria)!

Pancrazio. Povero giovane, quanto vi compatisco!

Zanetto. Coss’è sta?

Pancrazio. Siete sull’orlo del precipizio.

Zanetto. Mo perchè?

Pancrazio. Non volete ammogliarvi?

Zanetto. Sior sì.

Pancrazio. Povero infelice, siete rovinato.

Zanetto. Mo perchè?

Pancrazio. Io, che altro non bramo che giovar al mio prossimo, devo per debito di carità fraterna avvertirvi dell’enorme pazzia che siete per fare.

Zanetto. Mo comodob?

Pancrazio. Sapete voi cosa sia matrimonio?

Zanetto. Matrimonio... sior sì... l’è, come sarave a dir... giusto... mario e muggier.

Pancrazio. Ah, se sapeste cosa vuol dir matrimonio, cosa vuol dir moglie, non ne parlereste con tanta indifferenza.

Zanetto. Mo via, cossa vorlo dir?

Pancrazio. Matrimonio vuol dire una catena, che tiene l’uomo legato come lo schiavo alla galera.

Zanetto. El matrimonio?

Pancrazio. Il matrimonio.

Zanetto. Schienzec!

Pancrazio. Il matrimonio è un peso che fa sudar i giorni e vegliar le notti. Peso allo spirito, al corpo, peso alla borsa e peso alla testa.

  1. Oh magari, oh il Ciel volesse.
  2. Mo comodo? Ma come?
  3. Schienze! vuol dire; scheggie; e per frase: bagattelle. Con ammirazione.