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586 ATTO SECONDO


Oh se me riussisse da servir a tavola do patroni; mo la saria la gran bella cossa.

(Camerieri escono dalla camera di Florindo e vanno verso la cucina).

Truffaldino. Presto fioi, la menestra.

Cameriere. Pensate alla vostra tavola e noi penseremo a questa. (parte)

Truffaldino. Voria pensar a tutte do, se podesse.

(Cameriere torna colla minestra per Florindo).

Truffaldino. Dè qua a mi, che ghe la porterò mi; andè a parecchiar la roba per quell’altra camera.

(Leva la minestra di mano al cameriere e la porta in camera di Florindo).

Cameriere. È curioso costui. Vuol servire di qua e di là. Io1 lascio fare: già la mia mancia bisognerà che me la diano.

Truffaldino. (Esce di camera di Florindo).

Beatrice. Truffaldino. (dalla camera lo chiama)

Cameriere. Eh! Servite il vostro padrone. (a Truffaldino)

Truffaldino. Son qua. (entra in camera di Beatrice)

(Camerieri portano il bollito per Florindo).

Cameriere. Date qui. (lo prende; camerieri partono)

(Truffaldino esce di camera di Beatrice con i tondi sporchi).

Florindo. Truffaldino. (dalla camera lo chiama forte)

Truffaldino. De qua. (vuol prendere il piatto del bollito dal cameriere)

Cameriere. Questo lo porto io.

Truffaldino. No sentì che el me chiama mi? (gli leva il bollito di mano e lo porta a Florindo)

Cameriere. È bellissima. Vuol far tutto.

(Camerieri portano un piatto di polpette, lo danno al cameriere e partono).

Cameriere. Lo porterei io in camera, ma non voglio aver che dire con costui.

Truffaldino di camera di Florindo con tondi sporchi).

Cameriere. Tenete, signor faccendiere; portate queste polpette al vostro padrone.

Truffaldino. Polpette? (prendendo il piatto in mano)

Cameriere. Sì, le polpette ch’egli ha ordinato. (parte)


  1. Paper. ecc.: Io lo.