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IL PRODIGO 271


Dottore. La causa si tratta al tardi, all’ora di Rialto, e sarò a tempo di esservi.

Momolo. Via donca, tornè a Venezia, e lasseme goder in pase sto pochetto de ben.

Dottore. Sono venuto per una cosa che preme.

Momolo. Ghe vol bezzi? Se ghe vol bezzi, no ghe n’ho gnanca un.

Dottore. Ieri sera si è fatto l’ultimo consulto cogli avvocati, e sempre più si scopre la causa pericolosa.

Momolo. Se perderala? pazenzia. Za ve l’ho dito, che son parecchià.

Dottore. Se si venisse a un giustamento, non sarebbe meglio per voi?

Momolo. Magari! giustemose pur. Demoghe quel che i vol; meggio ferii che morti.

Dottore. Io spero che faremo un aggiustamento assai vantaggioso per voi.

Momolo. Tanto meggio. Via da bravo, saverò le mie obbligazion.

Dottore. Dopo il nostro consulto, mi trovai ieri sera coll’avvocato della parte avversaria, e capisco che anch’egli teme dell’esito, e non sarà difficile l’accomodarsi.

Momolo. Oh, che bella cossa che la saria, che se comodessimo; che tornasse i ossi a so segno, che i campi del Dolo fusse liberai dal sequestro, e che scuodesse1 l’intrada, e che se fasse presto!

Dottore. Io spero molto, e spero di accomodarla un poco.

Momolo. Bravo, se un omo de garbo. Vedere, se sarò galantomo.

Dottore. Sarebbe necessario che voi veniste meco a Venezia.

Momolo. Caro compare, ancuo gh’ho un impegno. Me raccomando a vu, me rimetto in vu, andè a Venezia e fe vu.

Dottore. Mi date la facoltà di trattare e di concludere?

Momolo. Sì, caro vecchio; fe vu.

Dottore. Vado a Venezia subito, e questa sera verrò a ritrovarvi colla risposta.

Momolo. Bravo. Ve aspetto. Speremio ben?

Dottore. Io spero benissimo.

Momolo. Libereremo el sequestro?

  1. Così Fantino-Olzati; Paperini e tutti gli altri: squodesse.