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402 | werther. |
lettera seguente, indirizzata a Carlotta.
È l’ultima volta — l’ultima — ch’io apro questi occhi alla luce del giorno. Essi non vedranno più il sole: un’eterna nebbia li avvolgerà nel suo velo. Piangi, o Natura, piangi il figliuol tuo, il tuo amico, il tuo innamorato, che sta per abbandonarti. O Carlotta! questo sentimento che ora mi si agita nel petto, è il più terribile che mai possa concepirsi da creatura mortale; e pure nulla rassomiglia più ad un sogno che il dire a sè stesso: Ecco l’ultimo tuo mattino! — L’ultimo! Parola incomprensibile. Oggi io son qui, in tutta la pienezza delle mie forze — e domani sarò disteso a terra, svigorito, senza accento, nè moto: — Morire! Che cosa è la