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letto veneziano storie ad un uditorio, ora più, ora meno numeroso: disgraziatamente io non potevo capirne una parola; osservai soltanto che il narratore non rideva mai, e che rideva pure di rado l’uditorio, composto tutto di popolani. Del resto il narratore nulla presentava di ridicolo nel suo aspetto, ed anzi pareva serio e composto ne’ suoi gesti, di una varietà e di una precisione meravigliosa.


Il 3 Ottobre.

Colla mia pianta in mano cercai, in un vero laberinto, la mia strada, per arrivare alla chiesa dei Mendicanti, dove trovasi il Conservatorio musicale che gode maggior favore in questo momento. Le ragazze eseguirono un oratorio dietro una grata, la chiesa era affollatissima di persone, bella musica, stupende le voci. La parte di Saulle, personaggio principale del poemetto, era sostenuta da un vecchio. Non avevo idea di una voce della natura di quella; alcuni passi della musica erano bellissimi, il testo adatto al canto, ma di una lingua mista fra il latino e l’italiano, che talvolta faceva proprio ridere, se non che la musica trova quivi largo campo a spaziare.

Sarebbe stato un piacere squisito, se un maladetto maestro di Cappella non avesse battuta la misura contro l’inferriata con un rotolo di musica, facendo altrettanto chiasso, quanto se avesse dovuto ammaestrare una squadra di esordienti, mentre invece le ragazze avevano fatte molte prove, conoscevano benissimo il pezzo, e tutto quel picchiare oltre all’essere pienamente inutile, distruggeva tutta l’impressione della musica, nè più nè meno di uno, il quale per porre in mostra i pregi di una balla statua, appicasse un cencio di colore scarlatto, ad ogni articolazione di quella. Tutto quel chiasso distruggeva ogni armonia. Pare impossibile che il maestro, essendo musico, non lo senta, e che voglia rivelare la sua presenza con quel maledetto fracasso, mentre sarebbe pur meglio cercasse far cono-