Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 391 — |
Ci separammo, come si separano per certo di raro persone le quali si siano incontrate a caso, e siano rimaste assieme poco tempo. Forse usando maggiore sincerità nelle vicendevoli relazioni, s’incontrerebbe più di frequente nella vita effetto e gratitudine. Vi sarebbe vantaggio per ambe le parti, e l’indole, il carattere, che si considerano per le cose le più essenziali, non figurerebbero più che quali accessori.
Per istrada 4, 5 e 6 giugno.
Questa volta, viaggiando solo, ho tutto il tempo di riandare le mie impressioni degli ultimi mesi, e lo fò con piacere. Trovo però talvolta lacune nelle mie osservazioni, e mi accorgo che non potrei rendere altri consapevole del complesso del mio viaggio, che si presenta alla mia imaginazione quale fatto, il quale ha connessione, seguito. Chi narra deve necessariamente entrare in tutti i particolari. Come mai è possibile che questi s’imprimano sotto forma complessiva nella mente di un terzo?
Nessuna cosa pertanto mi poteva riuscise più accetta, che la certezza da voi datami nelle ultime vostre lettere, che vi state vale a dire occupando assiduamente dell’Italia e della Sicilia; che state leggendo descrizioni di viaggi, contemplando incisioni; mi conforta il pensiero che tutte quelle cose saranno di commentario utile alle mie lettere. Se lo aveste fatto, o me lo aveste partecipato prima, avrei procurato essere, più zelante ancora, di quanto io sia stato. Il pensiero però di essere stato preceduto da uomini di vaglia quali Bartels, Munter, e da architetti di varie nazioni, i quali si erano certamente prefisso uno scopo più determinato di me, che non mi preocupavo d’altro all’infuori dell’impressione prodotta dalle cose, mi ha tranquillato più di una volta, quando mi accorgevo che ad onta di tutti i miei sforzi non riuscivo ad esprimere quanto sentivo.