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dei loro fiori. Si muovevano tanto più quegli angioli, in quantochè il corteggio procedeva rapido per le strade, ed i sacerdoti cogl’individui i quali portavano ceri, e che precedevano la bara, pareva corressero, piuttostochè camminare.

Non havvi stagione dell’anno nella quale non abbondino derrate sul mercato, ed il Napoletano non si compiace soltanto nel mangiare, ma vuole ancora che le derrate le quali si espongono in vendita, siano ornate, e facciano bella figura.

Presso S. Lucia si vedono i pesci separati per specie; ostriche, gamberi di mare, frutti di mare, esposti entro ceste di forma graziosa, con sotto uno strato di foglie fresche. Parimenti le botteghe dei venditori di frutta disseccate, di legumi, sono ornate in bella forma, e gli aranci ed i limoni di ogni specie, frammisti a rami di piante, colle loro foglie, producono bellissimo effetto. Però le botteghe ornate con maggiore eleganza sono quelle dei macellai, dei venditori di carne, e su queste si fissa con più avidità lo sguardo del popolo, il cui appettito trovasi maggiormente aguzzato dalla privazione periodica.

Sui banchi dei macellai non si sospendono mai i pezzi di bue, di vitello, di montone, senza che il fianco o la coscia, non siano rivestiti di carta dorata. Vi sono certi giorni dell’anno, quelli specialmente delle feste del Natale, i quali sono dedicati alla gastronomia, ed allora la è una vera cuccagna generale, per la quale si direbbe siansi data parola cinquecento mille persone. In allora tutta la via di Toledo, parecchie altre strade e piazze, sono dedicate per intiero al commercio delle derrate alimentari. L’occhio è rallegrato dalle botteghe dove si vendono frutta fresche, poponi, zibibo, fichi secchi. I viveri pendono in ghirlande sopra lo strade; specialmente salsiccie voluminose ornate di nastri rossi, di frastagli di carta dorata; si scorgono polli d’India, i quali portano una banderuola rossa piantata sulla schiena, all’origine della coda. Mi si assicurò che di questi ultimi se ne vendano