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alla parola, terra dell’agricoltura, e che quella provincia ha meritato da secoli il nome di Campagna felice, non si avrà difficoltà a comprendere, come ivi debba essere facile la vita.

Sovratutto poi, varrebbe il paradosso che io esternai poc’anzi, a dare occasione ed argomento a moltiplici considerazioni, di chi intendesse porgere una descrizione accurata di Napoli, per la quale cosa non si richiederebbe soltanto un ingegno distinto, ma vi vorrebbe lo studio ancora di vari anni. Si verrebbe probabilmente in allora a conchiudere, che il così detto lazzarone non è per nulla più ozioso, che tutte le altre classi della popolazione, ed a comprendere che quegli lavora a modo suo, non solo per vivere, ma ancora per godere, e che si compiace del suo stesso lavoro. E da ciò si possono dedurre molte conseguenze, e fra le altre, che gli operai sono qui, in generale inferiori a quelli delle contrade settentrionali; che non si possono stabilire fabbriche; che ad eccezione dei forensi e dei medici, l’istruzione è poco diffusa nella popolazione; che quei pochi i quali studiano si trovano isolati; che nessun pittore della scuola napoletana ha mai acquistata vera celebrità; che il clero vive in ozio assoluto; che i ricchi dissipano in generale i loro redditi nei piaceri sensuali, nello sfarzo, e nella magnificenza.

So poi benissimo che queste non sono altra cosa fuorchè asserzioni generiche, e che per descrivere minutamente i distintivi caratteristici di ogni classe, sarebbe d’uopo esaminare, studiare, stabilire confronti; però ritengo che in ultima analisi si arriverebbe alle conclusioni che accennai.

Voglio ora far parola ancora del minuto popolo di Napoli. Si osserva in quello, come nei ragazzi vispi ai quali si affida un qualche incarico, che lo disimpegnono bensì, ma che in pari tempo si fanno, di quanto loro si richiede, un passatempo. Si osservano in quella classe ingegno pronto, svegliato, criterio franco, sicuro. Il suo linguaggio è figurato; i suoi frizzi sono vivacissimi, pungenti. Le