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146 Giro del Mondo

gna suddetta, trovai la seconda guardia, e Dogana, che si prese una Rupia senza altro vedere. Or non trovandosi abitazione veruna, pernottai nel più folto luogo del monte (essendo in ciò l’India differente dalla Persia, ch’è nuda d’alberi) dopo aver fatta una giornata di 12. coste (che sono 24. m. Italiane.)

Il Giovedì 10. tre ore prima di giorno, si pose in viaggio la Bojata; ed io per andar più sicuro, mi ci accompagnai. Era questa una Caravana di 300. e più bovi, carichi a modo di cavalli, di provvigioni per lo Campo di Galgalà. I boschi, per gli quali parlammo, erano copiosi di frutta, affatto diverse dall’Europee. Ve n’avea alcune non dispiacevoli al palato; e fra le altre uno chiamato Gularà (del sapore d’un fico silvestre d’Europa) che nasce, e matura senza fiori, al tronco dell’albero. Incontrai in quel giorno galline di campagna, giammai prima da me vedute, con cresta, e penne, che inchinavano al nero. Sul principio le giudicai domestiche, ma poscia mi disingannai, non essendo alcuna casa per molte miglia all’intorno. Due ore prima del tramontar del Sole fatte 14. cosse giugnemmo nel Casale di Bomb-


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