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Del Gemelli. 13

sinesi, a più sanguinose zuffe tra’ Spagnuoli, e Francesi.

Continuando a riguardar sul terreno (per lo pensiero, che mi affliggea di rinvenir la tartana) mirava la Briga, lo Pezzuolo, Giampilieri, la Scaletta, Aitala, Alì, Fiume di Nisi, Savoca, ed altri Casali poco lungi dalla riva del Mare. In Alì stava ritirata la Tartana; però il Padrone della feluca, per non pormi a terra, mi disse, ch’era un’altra; onde non senza batticuori continuando il cammino, passammo Taormina, Città Regia, posta su d’un monte, e discosta 30. m. da Messina.

Si vedevano quindi Calatabiano, Mascari, Jaci, Ognari; e’l suolo della Città di Catania, rovinata affatto, e sepellita dalle ceneri del suo vicino Monte, dopo il terribile terremoto di quel medesimo anno; abitando i pochi Cittadini rimasti insepolti, in umili capanne verso la porta di Jaci. Veduto questo compassionevole spettacolo, colla chiarezza, che sopravvenne del Sole il Giovedì 9. continuammo il viaggio (dopo aver fatte 60. miglia senza prender terra); lasciando frattanto in dietro le Città Regie di Lentini, e Carlolentini. A mezzo dì demmo fine a questa picciola navigazione


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