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Del Gemelli. 239

alla Sinagoga, o scuola; pregandomi a compatirlo se mancava d’accompagnarmi, e che lo raccomandassi all’Ambasciadore; perché credeva egli, che io avessi grande amicizia col medesimo. Intanto l’Armeno, ch’attendeva alla porta, mi dava fretta, a cagione, che il Bulgaro era all’ordine, e poteva partirsi senza di noi; onde mi vidi in gran confusione per far condurre la mia roba; essendo giorno di Sabato, in cui non v’era Giudeo, che volesse portarla; non esercitandosi i Turchi in tal mestiere. Supplirono nondimeno il servidore, e l’Armeno, portandola sino al Xan, dove era il Bulgaro con la carozza pronta. Postomi nella medesima, camminammo per paese piano, e ben coltivato, interrotto tal volta da qualche vistosa collina; sempre però tenendo a destra il canale. A fine di 14. m. lasciammo indietro Buloyr Terra grande; e restammo la sera in Caùe, dopo altrettante miglia. Quivi avemmo la stanza comune co’ cavalli, senz’altra differenza, che della mangiatoja; essendo la nostra due palmi più alta della loro. In Turchia gli Xan, o Karvanserà non sono altro, che lunghe stalle, in mezzo delle quali stanno i cavalli, e da’ lati


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