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Esamineremo dapprima quali sieno i principi emessi da ciascheduno di questi autori, daremo in seguito un’occhiata sullo stato della ferratura in Inghilterra, ed indicheremo per ultimo i precetti che secondo noi devono guidarci nell’applicazione della ferratura.

In una sua memoria, pubblicata nel 1754, Lafosse padre descrive la ferratura secondo il proprio modo di vedere, lo studio speciale da lui fatto sulla struttura del piede, e sui fenomeni che vi succedono allorchè è leso dalle battute sul suolo. Senza dimostrare in modo preciso l’elasticità dello zoccolo, fa molto giudiziosamente rimarcare che, nello stato normale, i talloni e la forchetta servono di punto d’appoggio al cavallo, conseguentemente vuole che ferrandolo si cerchi disturbare il meno possibile l’ordine naturale. Giusta questo principio, raccomanda diminuire solamente la lunghezza del piede, e non pareggiare la suola, rispettare i talloni, come pure i puntelli e la forchetta, applicar ferri stretti, molto corti, senza borditura ed aventi i quarti sottili. Questo metodo fondato sull’ordine e sulla disposizione delle parti costituenti il piede, non poteva non ecitare l’altrui attenzione e formare dei partigiani; dimostreremo ulteriormente come questa sia ragionevole, e quali vantaggi presenti, comparativamente a tutti gli altri metodi. Nei suoi scritti Lafosse figlio non fece che estendere maggiormente i principi di ferratura stabiliti da suo padre, e non introdusse alcun metodo particolare.

Benchè Bourgelat non avesse fatti studi pratici in mascalcia, lasciò nulladimeno un lavoro molto rimar-