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Tosto che l’aspetto della piaga sia favorevole e si preveda un corso salutare, si riviene all’uso dell’acquavite, oppure si medica semplicemente con stoppe asciutte, secondo lo stato del male. Verso la fine, ed allorchè non esiste più dolore nè calore, si applicano sulla piaga alcune polveri essiccanti, siccome calce spenta, allume calcinato, polvere di carbone, ec., e si termina così la cura della lumaruola; ma il successo dipende per la massima parte dall’attenzione apportata nel tenere i piedi ammalati al sicuro dell’umidità e del sucidume. Il trattamento meglio combinato e meglio applicato non è costantemente seguito da successo, la guarigione può compiersi soltanto in apparenza, e la zoppicatura ristabilirsi dopo qualche tempo. Questo succede allorchè il legamento interdigitato è intaccato e del quale non si può ottenere l’esfoliazione; la cicatrizzazione si opera come nella piaga la più semplice, sembra completa; ma il legamento ricoperto dalle parti molli mantiene un dolore sordo, il quale impedisce all’animale di servirsi francamente e liberamente del piede. In allora l’animale, non potendo lavorare, offre nessun’altra risorsa fuorchè il macello; se è una vacca, può ancora dar latte, a meno che il dolore, essendo forte, non ne diminuisca od alteri la secrezione.

Non ebbimo occasione osservare la lumaruola nelle bestie ovine. Egli è vero che Fabre ne parla nel precitato suo Traité du piétin; ma i fatti esposti da questo veterinario possono segnare tanto la postema quanto la lumaruola; imperocchè l’una e l’altra di