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grado in tutte le membra: un piede è sempre più gravemente affetto degli altri.

La malattia di cui trattasi è una delle più ribelli e delle più spiacevoli. Nelle sue lezioni, Chabert la considerava siccome un obbrobrio per l’esercizio della chirurgia veterinaria era, secondo lui uno scoglio contro il quale riescivano vani tutti gli sforzi dell’arte. Diversi sperimenti, eseguiti con attenzione, pro vano però che il porrofico non inveterato, o mantenuto da una disposizione qualunque, si guarisce radicalmente e senza recidiva. Non è lo stesso allorchè l’affezione è di antica data, complicata da spurgo alle gambe, da giavardi, allorchè è divenuta una specie d’emuntorio naturale; e che ha prodotti disordini considerevoli: in tutti questi casi, la cura è incerta e di rado o quasi mai radicale. Se giungesi a far sparire alcuni di questi funghi, non si guariscono che in apparenza; si palesano di nuovo dopo un certo spazio di tempo, si ristabiliscono con maggiore intensità oppure danno origine a malattie più fatali, sie come al moccio, al farcino, ec.

Prima d’intraprendere la cura di un cancro, e di far subire al cavallo un’operazione inevitabile, è prudente prendere in considerazione tutte le circostenze suscettibili di complicare la malattia ed impedirne la guarigione; importa sovrattutto ben distinguere la natura dell’affezione, assicurarsi se sia curabile, o se fosse nel caso di resistere e riprodursi. Il veterinario non deve perdere di vista che, in questa circostanza, come in molte altre, ogni inconsiderata intra-