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tura; vi si tracciano con molta arte e precisione i differenti pregiudizi di questa pratica, la quale dà a conoscere essere la principale sorgente del deteriora mento del piede. Nell’introduzione, l’autore o, meglio, gli autori sembrano attribuirsi la scoperta della sensibilità del piede, e si maravigliano dell’ostinazione nel negare l’esistenza di questa proprietà sì importante. Questo rimprovero non può certamente indirizzarsi agli scrittori francesi precedentemente citati; imperocchè nessuno di loro si trattiene a parlare del piede siccome di una semplice macchina d’ugna sulla quale si possa operare impunemente e senza tema d’eccitare dolore: tutti considerano, al contrario, questa estremità delle membra come suscettibile d’essere irritata, anzi uno di essi dice apertamente che il piede del cavallo è la parte in cui prova le più vive impressioni.

Affin di meglio giungere allo scopo, quello di dimostrare cioè i gravi inconvenienti della ferratura, Bracy-Clark incomincia a spiegare l’elasticità dello zoccolo, della quale si fa scopritore. Quest’ultima pretensione sembra troppo esclusiva; cerchiamo dunque di conoscere lo stato delle cose. Lafosse e Bourgelat non ignoravano al certo che il piede del cavallo gode d’una certa flessibilità ed elasticità particolare: egli è vero che non hanno esaminato queste proprietà sotto i differenti loro rapporti; ma ne fanno menzione in molti passi dei loro scritti, e le producono in appoggio d’alcuni fatti. Goodwin, veterinario e compatriota di Bracy-Clark, ebbe la generosità di re-