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giorni sintanto che non vi sia più piaga e che l’ugna siasi bene consolidata. La cura è di sovente lunga e difficile ad ottenersi, rimane per lungo tempo un piccolo punto dal quale trapela un umore sieroso o purulento; e questo resto di piaga, essendo trascurato, può dar luogo alla formazione di una fistola, e stabilire nuovi disordini. Dal momento in cui cessa lo scolo o l’uscita della materia, si avrà cura di ricoprire l’apertura esterna della cavità con polveri essiccanti, resinose, coll’allume ec., e si continuerà l’uso di queste sostanze fintantochè la cicatrizzazione sia compiuta. Finchè lo zoccolo non ha ripreso lo spessore e la consistenza naturale, è necessario preservare il piede da ogni accidente ulteriore, con una bene applicata ferratura, e coll’uso di sostanze grasse, delle quali si spalma l’ugna, affine di mantenerla molle, ed impedire che si ristringa.

Le malattie del piede, che potrebbero ridursi ad alcune principali, vennero moltiplicate da una serie di denominazioni volgari, molte delle quali non fanno che indicarne la sede o la causa; altre non esprimono che un grado particolare d’un’alterazione menzionata sotto altri nomi. Queste espressioni, benchè improprie, sono le sole che si conoscono nel commercio e nella medicina degli animali domestici; per operarne i cangiamenti e sostituirvi espressioni scientifiche, al livello delle attuali conoscenze di medicina umana, avrebbesi dovuto tutto rifondere, ed il Trattato del piede non sarebbe più alla portata