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semplice in quanto che si pratica con un solo laccio, parve dovere riuscire vantaggioso specialmente nelle campagne, ove mancano sovente i mezzi necessari per coricare e contenere i cavalli da operarsi. Consigliammo Rohard di compilare una descrizione di questo processo e di far stampare la sua notizia, inserita nel Recueil de médecine vétérinaire, tomo ottavo, 1831.

Il cavallo essendo tenuto a mano e dovendo coricarlo sul lato destro, deve l’operatore, secondo Rohard, collocarsi contro la spalla destra dell’animale. Prende l’estremità del laccio, sprovvista di ansa, misura una lunghezza di circa sette piedi e mezzo, ed effettua a questa distanza un primo nodo, il quale non deve essere stretto che debolmente, ed in modo da presentare un anello. Per questo mezzo, il laccio trovasi diviso in due parti ineguali, l’una di quindici a sedici piedi di lunghezza e l’altra di sette ad otto piedi solamente. L’estremità corta destinata a cingere la base del collo è gettata dal lato sinistro, pel dissopra del garrese, da dove è ricondotta al dissotto ed in avanti del petto, contro la spalla destra, ove passa nell’anello precedente, al basso del quale si attacca al lungo capo e vi è fermata per mezzo d’un anello d’arresto. Formando questo secondo nodo, l’operatore sorveglierà che il primo nodo situato immediatamente al dissopra sia disceso a sufficienza, per trovarsi alquanto inferiormente alla punta del braccio (angolo scapolo-omerale); non perderà di vista che il collare stabilito alla base del collo deve avere