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scurate o mal curate; alcune ostinate non spariscono che dietro cure ben regolate ed a lungo continuate; alcune altre infine resistono a tutti i mezzi che si possono mettere in pratica, e finiscono col deteriorare intieramente il piede. Certe lesioni restano latenti più o meno a lungo, mentre altre si fanno scorgere al principio stesso del loro sviluppo.

Riesce sovente difficile, anzi alle volte impossibile, riconoscere la sede delle malattie del piede. Tutte le volte che il male risiede in questa regione del membro, il cavallo, tenuto alla mano ed esercitato ora al passo ora al trotto, non fa un appoggio franco ed uguale su tutta la superficie plantare dello zoccolo; alcune battute sono subitanee, o si effettuano principalmente sulla punta, oppure hanno luogo su d’un quarto piuttosto che sull’altro. Alle volte l’animale può appoggiare più forte nel tallone, come ciò succede nel caso di riprensione. Essendosi ottenuta questa conoscenza primitiva, resta ancora a scuoprire il punto doloroso e la natura dell’affezione. Per giungere a questo scopo, si sferra dapprima il cavallo, poi si guarda se il ferro che portava non produceva compressione od incomodo capace di cagionare la zoppicatura; dopo tale esame, si prende un pajo di tanaglie, colle quali si comprime, si esplora tutto il piede1. Se si vuole esplorare più

  1. L’espressione di esplorare, sondare il piede, molto usitata in mascalcia e nella chirurgia veterinaria, è impiegata al figurato; rigorosamente significa comprimere, premere il piede con tutti i mezzi possibili, e più particolarmente stringendolo colle tanaglie, affine di scuoprire il punto doloroso, e per conseguenza, la sede del male.