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Accadde qualche anno dopo tal’epoca il fallimento di un grosso Banchiere di Cadice, col quale noi avevamo dei considerevoli interessi. Questo fu come un colpo di fulmine per il caro mio principale, poichè temeva, che nonostante la moltiplicità dei suoi fondi, potesse la dilui onoratezza, o presto, o tardi soffrirne. Nell’agitazione in cui ogni di più lo vedevo, mentre procuravo di consolarlo, egli mi disse una sera, portatosi nel mio scrittoio, - In voi io ho sempre cofidato, ed in voi pure ripongo ora la mia speranza... Voi anderete dunque a Cadice, o farete in mia vece, e per me tuttociò che convengasi, e che troverete opportuno per diminuire al possibile il danno recatomi per questo imprevisto disastro. Ormai ho cosi risoluto: voi mi obbligberete maggiormente affrettando la vostra partenza.

Son pronto, io gli risposi, non dovete dubitarne, ai vostri cenni, quand’anche dovessi portarmi in regioni le più remote, ed affrontare i più gravi perigli. Date quindi