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^-deposto il genio pio e cattolico del fondatore. Tanto che se il suo voto non è ancora adempiuto né il vaticinio avverato, ciò si vuole attribuire in parte a cotal deviazione, incominciata sin dal secolo quindecimo, accresciuta colla Riforma e recata al sommo dai filosofi razionali. E anco senza uscire d’Italia, la politica dei generosi, dal Machiavelli all ’Alfieri, fu spesso avversa o poco amica alle credenze. Il che non solo si scosta dalla moderanza di Dante, ma ripugna alla separazione dei due poteri da lui predicata, perché tanto li confonde chi si serve della religione per dare ai chierici il governo delle cose profane, quanto chi adopera la libertá per tórre a quelli il maneggio delle sacre, o rendere i dogmi e i riti ecclesiastici contennendi e ridicoli. I puritani politici, entrando per questa via e correndola senza ritegno, nocquero e nocciono assaissimo alla causa patria; come io stimai di giovarle, seguendo piú lo spirito che la lettera dei precetti danteschi nel fermare i termini del nostro Risorgimento. Imperocché, se non si fosse invitato il pontefice all’impresa e tentato di accordare l’italianitá col suo dominio, si sarebbe incorso presso molti nella nota d’irriverenza verso il seggio spirituale, e quindi partecipato al disfavore che le licenze irreligiose procacciarono in addietro agli avversari del regno ecclesiastico. Laddove l’aver fatto lealmente opera per rimettere Roma in buon senno e il saggio infelicissimo dato da Pio nono, ci autorizzano ora a riprendere la tradizione delP Alighieri, senza che i malevoli possano a ragione accusarci di dogmi empi o di spiriti acattolici.

La scuola di Dante s’intreccia per via del Petrarca cogli statisti del Cinquecento e in particolare col Machiavelli. Il quale fu pel metodo il Galileo della politica, introducendovi l’esperienza fecondata e ampliata dall’induzione e dal raziocinio b): abbracciò l’idea dantesca dell’unitá nazionale e perfezionolla, esortando a colorirla e incarnarla un principe italico. Uno de’ suoi caratteri (come altresí del Guicciardini, non ostante i dispareri politici) è la moderazione, per la quale il Botta li chiama

(i) Gesuita moderno, t. Il, p. 599.