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Per vedere piú paratamente quali debbano essere i caratteri essenziali di questa scuola, si vuol notare che, essendo ordinata a nutrire e crescere la civiltá moderna, dee ritrarre della sua indole. Ora nella guisa che abbiamo veduto due essere i principi fattivi del popolo, cioè l’ingegno e la plebe, doppia è pure l’origine del nostro incivilimento, il quale da un lato risale all’antichitá e per l’altro discende dal cristianesimo. L’antichitá greca e romana educò l’aristocrazia naturale e virile, conferendo il principato alla virtú e all’ingegno: l’evangelio compose la democrazia, nobilitando la donna e la plebe, in cui predomina il sentimento; tanto che dai due portati uniti insieme risulta la modernitá del pensiero umano. L’una attese principalmente all’individuo e alla patria, cioè ai dui estremi della comunanza, e coltivò il diritto e la giustizia; onde i moderni sono «infinitamente inferiori nella politica generale, cioè negli ordini della societá e soprattutto nel sentimento della dignitá umana», come osserva Pietro Colletta ò). L’altro all’incontro insegna l’amore, la fratellanza, la misericordia: s’intromette massimamente nella vita privata e domestica, abbraccia la famiglia che tramezza fra i detti estremi, e la moltitudine che è la cava onde nascono. Procura e sovviene il sesso fievole, l’etá tenera e cadente, il povero, il servo, l’infermo, il derelitto, lo sconsolato, l’oppresso, tutti i fiacchi e gli umili insomma; per modo che può definirsi la forza della debolezza ( 1 2 ). Ora, perciocché il sentimento sormonta nella turba rozza e nel sesso imbelle, laddove il pensiero maturato è proprio del sesso gagliardo e del ceto colto, l’antichitá italogreca si può considerare come il principio maschile, razionale e finito, e il cristianesimo come il principio femmineo, istintivo e infinito nell’opera comune della generazione civile. Che se, tutto essendo in origine unisessuale, la cultura gentilesca contiene in seme eziandio la dolcezza, e se per la maggior tenuta dell’elemento popolano e donnesco (come quello

(1) Presso il Leopardi, Epistolario , t. Il, p. 412.

(2) «Dio, Dio, sempre Dio! Coloro che non possono difendersi da sé, che non hanno la forza, sempre han questo Dio da mettere in campo» (Manzoni, l promessi sposi, 21).