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innanzi il sapere umano»ú). E mancato colla scienza forte il cibo di cui la piú debole rinsanguina e si nutrica, eziandio questa vien meno e si torna all’ignoranza primitiva.

Si dirá che la scienza dee essere democratica; e io lo concedo, purché questa voce non sia sinonima di «demagogica». Ella è democratica si bene, ma in quanto è informata dal senso progressivo e mira al prò delle moltitudini, ed è insieme aristocratica in quanto il far questo e l’abbracciarla tutta e l’accrescerla notabilmente è conceduto a pochi. Gli antichi avvertirono la convenienza e la necessitá delle due dottrine, quando distinsero l’insegnamento acroamatico dall’essoterico, considerando l’uno come il seme fecondativo e la base naturale dell’altro. Se si rimuove dal sapere l’opera aristocratica, eziandio l’altra vien meno, se giá non si stima che per essere popolare debba essere posseduta da nessuno. 11 negozio dell’ instruzione corre presso a poco come quello dell’educazione, ché le due cose sono insieme connesse; e la prima, travasandosi dall’ intelletto nel costume, dá luogo alla seconda, la quale è il fine a cui l’altra vuol essere indirizzata. Oggi è querela universale e giusta che l’educazione della plebe sia trascurata da per tutto; trascuratissima in Italia, non ostante i consigli e gli sforzi pietosi dell’ Aporti, del Lambruschini, di Roberto d’ Azeglio e di altri valentuomini. Ma non è ella del pari negletta l’educazione morale e civile e religiosa delle altre classi ? Salvo che si abbia per sufficiente quella che se ne va tutta in cerimonie, in cortesie, in gentilezze, in morbidezze, in frivolezze, e lascia intatto l’intrinseco e il sostanziale si dell’ uomo che del cristiano e del cittadino. Il che tornerebbe a dire che l’evangelio non differisca dal rituale e l’etica dalla buona creanza. Da questo difetto di moral disciplina nasce che nell’ uomo moderno l’altezza dei pensieri, l’energia degli spiriti, la magnanimitá, la costanza, la generositá, il coraggio, la lealtá, il decoro sono virtú molto rare; piú rare ancora nei ceti agiati che nella plebe, perché in essa il senso vergine e incorrotto di natura supplisce talvolta

U) Opere, t. ii, pp. 89, 90.