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dicono il concorso di molti e la notorietá delle deliberazioni servire al pubblico di guarentigia e di tirocinio, si può rispondere che essi frantendono l’indole propria della polizia moderna. Per cui mallevadrice del giure e maestra del popolo non è la parola ma la stampa, a cui tocca il frenar gli abusi, rivelare i disordini, sollecitare i progressi, informar l’opinione; e questa dee precedere e guidar l’opera legislatrice, tanto è lungi che ne provenga. Se alla stampa libera si accoppia l’ instruzione popolare, i magistrati sono a tempo (salvo il primo di essi, se si parla della monarchia civile) e gli statuti ritrattabili: ogni altra garantia e disciplina è soverchia; tanto piú che quella dei parlamenti non vale se non in quanto è avvalorata dall’altra. Pochissimi intervengono e possono intervenire ai dibattimenti: i piú li leggono e non gli odono. E chi legge caverá assai piú frutto da un buon giornale e da un buon libro che dalle dicerie piú squisite ed elette, perché la copia e contrarietá dei dicitori, le interruzioni frequenti, il poco ordine che regna nelle discussioni orali, la brevitá del tempo che impedisce di trattare a fondo le materie, la vaghezza di uccellare agli applausi e di piacere alla parte, e lo stesso uso che hanno molti di parlare all’improvviso, fanno si che (salvo pochi casi) le dicerie migliori riescono, a leggerle, deboli, superficiali, gremite di luoghi comuni, e poco o nulla insegnano, anche quando per la vivacitá e la maestria del porgere fecero effetto negli uditori. Agli antichi, che non avevan la stampa, il servirsi della parola era necessitá; onde le sentenze e le concioni tenevano gran parte nella vita pubblica. E siccome l’abilitá suol corrispondere al bisogno, e che l’istinto del bello in ogni genere presso di loro predominava, la loro eloquenza, per la perfezione che aveva e l’ impression che faceva, non ha esempio nell’etá moderna; cosicché i nostri oratori, comparati a quelli, sono per lo piú retori e declamatori.

Se le discussioni sono di poco o nessun profitto, le decisioni parlamentari non di rado tornano a pregiudizio; imperocché, quando non sono giá risolute anticipatamente, vengono governate piú dal caso che dalla ragione. Una parola, una proposta,