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l’orgoglio regio ripugna a confessarlo. La plebe inoltre sa trovare i migliori, e si mostra piú accorta e imparziale dei pochi nelle elezioni, come la storia insegna e come affermano di concordia Aristotile ú) e il Machiavelli (*). In ciò si fonda l’utilitá e la convenevolezza del voto universale; il quale, quanto dissentiva dai termini del Risorgimento (giacché allora si usciva dal dominio assoluto), tanto si aflá al Rinnovamento, non potendosi dare fuori di esso costituzione di Stato interamente democratica. Oltre che, il corpo della plebe non potendo partecipare al maneggio se non per via degli squittiní, il partito universale è quasi un campo di libertá che ravvicina le varie classi e sètte politiche, le abilita a misurare le loro forze rispettive, ne ordina e armonizza le gare reciproche, le intromette agli affari in proporzione alla entitá e importanza loro, assicura il predominio dell’opinione pubblica, lascia aperta la strada ai cambiamenti e progressi futuri, e brevemente mantiene alla comunanza l’elasticitá dei moti e la spontaneitá sua; dove che i suffragi parziali hanno sempre non so che di fattizio, di arbitrario e di coattivo che si scosta dalla natura, x^ggiungi che, siccome l’accessione ai diritti privati diede allo schiavo la dignitá dell’uomo libero, cosi l’introduzione ai diritti pubblici conferisce all’uomo il decoro del cittadino; tanto che solo per via dell’ultimo passo si compie l’esaltazione morale e la redenzione civile della plebe, incominciata dal primo. Ora ciascun sa quanto il senso della dignitá propria ’ influisca salutevolmente negli abiti e nei costumi; laonde vano è il promettersi una plebe assennata e virtuosa da ogni lato, se la dispari dagli altri ceti. Le vecchie repubbliche l’appareggiavano coll’accomunare gli uffici ; di che la democrazia riusciva troppo spesso incivile e torbida. Le moderne mediante la rappresentanza accomunano i voti; il che salva l’uguaglianza senza scapito della coltura. Coloro, che temono cotale accomunamento per amore della tranquillitá pubblica, non se ne intendono, giacché i fatti provano che la plebe essendo per se stessa tenace

(1) Polii., in, 6, 4, 5, io.

(2) Disc., I, 47; in, 34. Consulta, i, 58.