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idoneo interprete della natura e del volgo, ne segue che egli solo è il naturale e legittimo delegato, e che fuori di esso non si dá vera rappresentanza dei popoli e delle nazioni.

La quale è fattizia e bugiarda quando si commette agli uomini nulli o mediocri, che, ben lungi dal poter esprimere l’opinione pubblica e il senso del popolo, o non rappresentano nulla o al piú la classe a cui appartengono e il municipio. Del senno di costoro anco gl’interessi parziali male si vantaggiano, essendo cosa indubitata che il vero bene di un ceto e di un comune non si può conoscere se si sequestra daH’universale, in cui risiede il supremo giudicatorio, per cui gli utili effettivi si distinguono dagli apparenti. Gravissimo errore pertanto è l’aggiudicare la sovranitá e la rappresentanza alla proprietá e alla ricchezza; cose affatto materiali e inette di lor natura a rappresentare, il cui predominio indurrebbe un sensismo politico tanto empio quanto incivile e farebbe rivivere i tempi della barbarie b). Il fondaco, il banco, la gleba, hanno corpo ma senza spirito: l’oro e l’argento sono metalli piú rari e quindi piú preziosi del ferro, ma non mica piú spirituali, piú intelligenti e capaci; laonde se l’imperio degli armati è assurdo, non è mica piú ragionevole quello dei danarosi. Nei tempi addietro, quando la spada era il tutto, fu un vero progresso raccomunare i diritti rappresentativi alla proprietá, perché di natura piú sollecita del giusto e aliena dalla violenza; e quando dalle possessioni immobili si passò alle mobili, che arguiscono industria e capacitá in chi le acquista, fu anco maggiore l’avanzamento. Ma il tirare la civiltá presente ai progressi antichi è regresso, conciossiaché ogni progresso è relativo, e il minor bene è male verso il meglio, se lo rimuove. I diversi gradi per cui discorse la rappresentazione

(i) Come il sensismo psicologico colloca la virtú rappresentativa nel senso, cosi il politico la ripone nel censo, cosa sensata e materiale ugualmente; e amendue escludono il pensiero, che per natura è solo in grado di possederla. Il senso è bensi l’«ombra», come lo chiama il Bruno, ma non l’«idea», cioè l’espressione delle cose, egli le adombra confusamente per via di «mimesi», ma non le ritrae distintamente per modo di «melessi», direbbe Platone; e non rendendole intelligibili, non può rappresentarle.