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compassione agl’infelici, tolleranza dei mali, operositá di vita, disposizione ai servigi benevoli e alle generose perdite. Rimetterá, se non altro, dei comodi e delle mollezze, diverrá piú schietta e virile, perché avvicinandosi alla plebe si accosterá alla natura, e il commercio colla natura migliora sempre gli animi e gl’intelletti. I mancamenti e i vizi delle classi agiate nascono dalla rea educazione; e chi può dubitare che affratellandosi coi minori non la migliorino? Accade alle classi come alle razze: si giovano soffregandosi. La semplicitá e la maschiezza profittano ai costumi non meno che alle arti belle, e da essa deriva quell’elevatezza di pensieri e di spiriti che si ammira negli antichi. I quali «preposti ad uno esercito, saliva la grandezza dell’ animo loro sopra ogni principe, non stimavano i re, non le repubbliche, non gli sbigottiva né spaventava cosa alcuna; e tornati dipoi privati, diventavano parchi, umili, curatori delle piccole facoltá loro, ubbidienti ai magistrati, riverenti ai loro maggiori, talché pare impossibile ch’uno medesimo animo patisca tante mutazioni» b). Oggi il negozio corre a rovescio, e il carattere principale del nostro ceto medio ed illustre è appunto l’accoppiamento della grandigia e superbia privata colla pusillanimitá e grettezza nelle cose pubbliche, «giudicandosi impossibile l’ imitare gli antichi, atteso la debolezza de’ presenti uomini, causata dalla debole educazione loro» l 1 2 ). Quindi nasce la penuria borghese e patrizia di uomini non ordinari, essendo che l’arrotamento cogli ordini inferiori è la cote che aguzza e tempera i soprastanti, facendo sprizzar da loro la divina scintilla dell’ingegno. O sorga questo dal fondo della societá o brilli nelle sue cime, esso perviene difficilmente a conoscersi e però a manifestarsi, se il sentimento divinatorio della vita comune non si marita al sapere della privilegiata.

Dal maritaggio delle due classi nasce il popolo, che quando è unito non si distingue dalla nazione ed è veramente principe. La plebe divisa, essendo potenza greggia, non può avere

(1) Machiavelli, Disc., iu, 25.

(2) Ibid., 27.