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Qual è infatti, Eccellenze, il fondamento della vostra politica se non il principio supremo dell’assoluta autonomia d’Italia e il fatto compiuto, non meno importante, dell’unione contratta fra le provincie settentrionali di quella in un solo regno? Ora la pubblica opinione vuole del pari la conservazione di questi due diritti e colloca in essi la base del nostro Risorgimento. Per quanto abbia care le libere istituzioni, essa crede che sottostiano alla indipendenza e alla unione nazionale; giacché una nazione può essere forte e potente, ancorché non sia libera, ogni qual volta sia unita e abbia la signoria di se stessa, e quando è forte e potente, non può indugiare il miglioramento degli ordini interni e l’acquisto delle sue franchigie. Laddove gli Stati forniti di queste, ma privi di autonomia e di legami reciproci, possono rappresentare le membra disperse, non mica il corpo di una nazione. Che se l’unitá rigorosa manca all’Italia e non è ottenibile nelle sue presenti condizioni (il che vien consentito da tutti gli uomini ragionevoli), una lega politica de’ suoi vari Stati può supplirvi, purché sia tutelata da un regno potente che stringa in un sol fascio le parti boreali di essa e le protegga dagl’impeti esterni. Considerata per questo rispetto, l’unione stabilita fra il Piemonte e i ducati colle provincie lombardovenete è non solo un patto altamente nazionale, ma il fatto piú importante per la redenzione italiana che sia avvenuto ai nostri giorni ; imperciocché senza di esso e le libertá interne e la confederazione dei vari Stati e l’indipendenza medesima non sortirebbero lo scopo proposto, quando tutti questi beni sono incerti e precari senza un forte presidio che li mantenga. Dal che si deduce che la fondazione del regno dell’alta Italia è l’atto piú legale e legittimo che immaginar si possa, non solo pel mirabile accordo del principe, del parlamento e dei popoli, che procedendo per le vie piú regolari e giuridiche concorsero a sancirlo, ma eziandio e principalmente per la sua intrinseca opportunitá e ragionevolezza, come quello che non si può disgiungere dai supremi interessi della nazionalitá italiana. Quindi esso si dee stimare definitivo e inviolabile; giacché i popoli, che sono onnipotenti per migliorare le proprie sorti, non possono nulla per peggiorarle, e la volontá loro, che ha forza di suprema legge quando si conforma alla natura delle cose ed al pubblico bene, perderebbe la sua prerogativa, se loro si opponesse; se, in vece di avvalorare i vincoli della fratellanza e i propugnacoli della autonomia nazionale, rinnovasse le divisioni antiche e riconducesse la