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sicché durante tutto il tempo delle sue trattative per la combinazione ministeriale non avendo parlato con esso me, resta escluso che egli abbia potuto raffermarmi il supposto orale e primitivo programma». Ma egli basta che mi abbia raffermato il programma (non giá supposto ma reale) prima e dopo tale intervallo di tempo, non solo colle parole ma eziandio col fatto, accettando di dar opera e di appartenere a un ministero onde io era escluso pel nostro dissenso sui punti fondamentali. Se infatti sin da principio il professore Merlo fu destinato a supplirmi nella formazione di quello, intendendosela col conte di Revel, egli è chiaro che giá si sapeva il suo consenso col conte; il che risulterá ancor piú aperto dalle cose che seguiranno. Se il professore Merlo accettò in appresso di esser collega del conte, non poteva aver massime e dottrine diverse. Egli mi dichiarò tali dottrine e tali massime nei vari colloqui ch’ebbe meco; e ciò è bastevole a mostrare che il programma orale del professore Merlo non discordava da quello del conte di Revel e del cavaliere Pinelli. Ma io temo che anche sul punto cronologico il professore non sia ingannato dalla sua memoria. Imperocché io lo vidi nell’intervallo corso tra i due abboccamenti da me avuti col conte suo collega. Ora per le ragioni accennate nel mio scritto è troppo improbabile che esso conte abbia voluto passare quei tre giorni oziosamente e che, non avendo potuto convenir meco per la composizione del ministero, non si sia a tale effetto altrove rivolto. E a chi doveva principalmente rivolgersi se non al professore Merlo, secondo la formale ingiunzione del principe? Strano sarebbe se, trovato impossibile il mio concorso, avesse lasciato passare tre giorni prima di conferir la cosa colla persona eletta dal re per cooperare in mia vece alla scelta dei nuovi ministri. Si aggiunga che quando il conte ebbe la gentilezza di venire a rivisitarmi, egli mi accennò di avere giá posto mano all’esecuzione dell’incarico ricevuto; e benché mi tacesse i nomi degli assortiti, chi vorrá credere che il professore Merlo fra^essi non primeggiasse? A chi toccava la lode di essere il primogenito negli ordini del governo novello, se non all’uomo che dovea partecipare al privilegio glorioso di padre nella sua formazione ?

Ma lasciamo questo da parte, come un punto accessorio e non richiesto al mantenimento della mia sentenza. Io dico nel mio opuscolo che il programma orale del conte di Revel «mi fu raffermo da due dei suoi colleghi e miei amici, il professore Merlo