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e la dignitá italica. Io, benché esule, mi stimerei fortunato di consacrare a una tal causa questo piccolo avanzo di forze e di vita, né sarei mosso a farlo da interesse o da gratitudine, per le ragioni che tutti sanno.

Io parlo ancor piu per l’affetto che porto alla Francia che per amore della mia patria, giacché il minor danno sarebbe il nostro, se l’ingiustizia è un male piú grave e piú formidabile delle miserie civili. E voglio sperare che il tristo caso non sia per avverarsi, atteso l’indole propria della democrazia francese, e in ispecie della plebe, la quale è senza dubbio la piú generosa, anzi (diciamlo pur francamente a onore del vero) la piú savia di Europa. Fra que’ medesimi che ora, discorrendo in teorica e non ponderando abbastanza le cose, inclinerebbero al partito funesto, considerandolo da quel lato che ha dello specioso, molti forse rifuggirebbero da esso, venendo il caso di metterlo in pratica. Se i maggiori popolani sono gretti e imprevidenti, la massa dei minori è assai piú generosa, oculata, capace dei generali, almeno per modo d’istinto e di sentimento. Le brutture del Direttorio, le violenze e le perfidie da lui usate verso l’Italia nel secolo scorso furono opera dei borghesi, non della plebe. Ma siccome l’uomo politico dee contemplare anco gli eventi meno probabili, che dovrá fare il Piemonte, quando la sua alleanza sia reietta, l’egemonia usurpata, e offesa l’autonomia italica? Io dico che in tal presupposto il maggior rischio non sarebbe l’inimicizia francese ma l’amicizia austrorussa. I potentati a cui ne cale farebbero ogni lor potere per indurvelo, e io temerei assai che non fosse per cedere alla lusinga delle offerte e delle persuasioni. Ché da un lato gli si prometteranno danari, uomini, armi, leghe potenti, parentadi cospicui, trattati vantaggiosi, aumenti territoriali; dall’altro si porranno in campo gli speciosi sofismi della vecchia politica, avvalorati dalle circostanze presenti e dal terrore. Molto accorgimento d’ingegno e non poca fermezza d’animo si richiede a conoscere la fallacia di tali argomenti, atteso la variata condizione dei tempi, per cui quello che altra volta era salute, oggi sarebbe infamia e ruina senza riparo.