Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/255

non era a quei tempi, ciò nasce da una causa accidentale, cioè dalla corruzione del principato, il quale, per colpa o demenza di coloro che investiti ne sono, si mostra avverso e implacabile agli ordinamenti e agli spiriti democratici. Ora, quando una legge naturale trova un ostacolo che si attraversa al suo adempimento, essa lo abbatte, come un torrente che spianta gli alberi, atterra gli argini e gli altri intoppi che si frappongono al suo corso. Cosi la piena invitta della democrazia sterminerá il principato, se questo s’impunta ad urtarla in vece di secondarla. Ma oggi, non che secondarla, la piú parte delle monarchie le fanno guerra accanita: fra le grandi e potenti di Europa una sola, cioè l’inglese, è in cervello; fra le piccole d’Italia una sola, cioè la sarda. Potranno esse rimettere le altre in buon senno e guarirle della vertigine che le strascina? lo ne dubito assai, anzi temo piuttosto che le molte corrotte non infettino le poche sane, quando il morbo è purtroppo piú contagioso della salute. Ma quando la ruina avvenga, i principi non potranno imputare alla natura o al caso o alla providenza un male che verrá solo da lor medesimi. Imperocché, sebbene a quest’ora esso sia mirabilmente cresciuto, ci sarebbe ancora rimedio se rinsanissero. Facciamo per un presupposto che si aprano loro gli occhi e, vedendo il precipizio vicino, si risolvano a mutar sentiero. Facciamo che in vece di affogare le nazionalitá piglino a redimerle, riordinando l’Europa secondo natura e riformando i capitoli di Vienna; che in vece di combattere il pensiero ne promuovano gli avanzamenti, cercando l’ingegno dove si trova e chiamandolo a timoneggiare le faccende e le instituzioni; che in vece di opprimer la plebe sieno i primi ad abbracciarla e a sovvenirla con acconcie riforme pedagogiche ed economiche; che insomma, sostituendo alla politica sofística e faziosa della resistenza la politica dialettica della condiscendenza, si rendano lealmente costituzionali, democratici e progressivi: chi non vede che la monarchia, procacciandosi con tali opere il consenso, l’amore, l’ammirazione dei popoli, acquisterebbe una soliditá inestimabile e potrebbe ridersi de’ suoi nemici? I quali diverrebbero impotenti, perché pochi, ridotti alla scarsa misura di una setta, avversati dalla pubblica