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è precursore. Né giá son da riporre fra gl’infortunati coloro che muoiono di fato violento, quando sopravvive l’opera loro; coinè Cesare, a cui i congiurati tolsero la vita ma non la gloria di aver fondato l’imperio. Oltre che, alcune fiate il martirio è necessario a suggello e assodamento dell’ incomincialo

0 a prepararne il buon successo in etá piú lontana; veritá simboleggiata in Promoteo inchiodato sulla rupe e aspettante con forte animo la liberazione e il trionfo. Altre volte vien meno la principale impresa, perché aliena dalle leggi che governano le cose umane, secondo che accadde a Marco Bruto, ad Annibaie e a Napoleone; perché né il prevalere dei pompeiani, né la vittoria punica, né lo stabilimento del dominio imperiale erano eventi propizi alla civiltá del mondo. In questo caso, l’infortunio è effetto d’errore; il quale è scusabile se procede da sbaglio intellettuale, come nel romano, o da eccessivo amore di patria, come in lui e nel cartaginese; ma indegno di scusa e grandemente colpevole, se nasce, come nel còrso, da folle e smisurata ambizione. Se non che rado incontra che, anche fallito lo scopo, i tentativi degl’ingegni grandi passino inutili da ogni parte; né può negarsi, verbigrazia, che le guerre e i conquisti del Buonaparte non abbiano conferito a svolgere

1 semi civili in alcune regioni di Europa.

Chi vuol avere buona fortuna dee osservare la regola del Machiavelli: che «gli uomini nel procedere loro, e tanto piú nelle azioni grandi, debbono considerare i tempi ed accomodarsi a quelli; e coloro, che per cattiva elezione e per naturale inclinazione si discordano dai tempi, vivono il piú delle volte infelici ed hanno cattivo esito le azioni loro. Al contrario l’hanno quelli che si concordano col tempo»; e però «conviene variare coi tempi, volendo sempre aver buona fortuna» (0. La base filosofica

(1) Discorsi, in, 8, 9; Principe, 25; Lettere familiari, 41. La fortuna costante e originata da sapienza non è la casuale e sfuggevole, che tanto svaria da quella quanto l’astuzia dalla prudenza. Laonde egli chiama Ferdinando il cattolico «piú astuto e fortunato che savio e prudente» (Leti, fam., 17). «Vedrete nel re di Spagna astuzia e buona fortuna piuttosto che sapere e prudenza» ( ibid .).