Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/165

in cui si raccolgono le altre doti di esso, come accessorie 0 derivative di tal carattere principale. La virtú creatrice, essendo la pienezza del pensiero, è insieme idea e azione e appartiene cosi all’ intelletto come all’arbitrio, che sono i due rami o poli del pensiero in universale. Qualunque sia pertanto la natura degli oggetti in cui l’ingegno si esercita, e sia egli speculativo o pratico, si travagli nel meditare e comporre ovvero nell’operare, e qual sia la specie de’ suoi trovati e delle sue operazioni, la fonte da cui scaturisce è sempre il pensiero creativo, e la sua gloria consiste nell’essere un gran pensatore, che è quanto dire creatore. Dal che apparisce quanto sia innaturale il divorzio del pensiero e deirazione, giacché il concorso delle due facoltá è necessario a creare. Disgiunte 1’ una dall’altra, dismettono la virtú loro, diventano eunuche e sterili; e da ciò nasce che la vena creatrice oggi manca o penuria, specialmente nella vita pratica. Imperocché rispetto a questa regna nel volgo l’errore che l’ingegno e lo studio nocciano alle faccende; il che viene a dire che per far gran cose non è d’uopo pensarle e che per riuscir uomo grande bisogna essere una bestia. Se talvolta l’ingegno si mostra inetto alla vita operativa, ciò nasce in quanto è manchevole od incolto, e non ha il senso della realtá presente né l’intuito dell’avvenire. Il vero ingegno è oculato e antiveggente, perché dal ragguaglio del presente col passato raccoglie la notizia del futuro e dell’effettuabile, e quindi l’idea di uno scopo difficile ma non chimerico né impossibile a conseguire. La quale idea, travasata nel mondo esteriore mediante una volontá energica che usa i mezzi opportuni a sortir l’intento proposto, diventa una cosa circoscritta e costituisce la creazione.

I due prefati coefficienti hanno il loro principio e modello nel pensiero assoluto, che è pure idea e atto; e l’arte, che nel senso generico degli antichi è la creazione dell’uomo, ha per esemplare la creazione di Dio nella natura e nell’universo. Perciò se la virtú creatrice è idea, la concreatrice dee essere ideale; di che segue che l’ingegno è religioso naturalmente. L’empietá è buona a distruggere, non a creare; non mira all’essere, ma al nulla; e però, secondo il Machiavelli, «gli uomini destruttori delle