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vuol essere lo scopo e l’anima degli studi ameni; e fra i lavori di filologia italiana che importano, il piú urgente è appunto quello di somministrare una lingua alla scienza civile (0. Per allenarsi al faticoso compito, si ricordino tutti a cui cale della patria comune che, secondo l’esperienza universale, la morte delle lingue è quella della nazioni. Molti sono i pericoli che nel corso del Rinnovamento europeo dovrá superare la nazionalitá italiana, ancor poco radicata negli animi e combattuta da errori ed interessi moltiplici, da non poche preoccupazioni e forze cosi interne come forestiere; e però giova il rincalzarla da piú lati e il cingerla di tutti i presidi, e quello della buona lingua è di tutti il piú efficace. Imperocché tanta è la virtú di esso che basta a mantener vivo lungamente il principio nazionale e, spento, lo fa rivivere. Di ciò rendono testimonio i greci, che sopravissero piú di un millenio e mezzo alla perdita della libertá propria, e alla nostra memoria risuscitarono: imperocché sotto il giogo macedonico, romano, bizantino custodirono quasi intatta l’antica loquela ( 1 2 ) e la serbarono almeno in parte sotto quello dei turchi.

Per ristorare la lingua italiana, bisogna innanzi tratto conoscerne e determinarne la forma. Essa fu al principio un dialetto municipale, secondo l’uso di tutte le lingue, le quali cominciano a essere individue e singolari col comune, prima di passare a stato particolare e specifico colla provincia e a stato generico e universale colla nazione. Perciò, se gli stranieri non meno che i paesani e i piú degli autori illustri chiamano «italiana» la nostra lingua, avendo rispetto al suo ultimo grado che è il nazionale; se Dante accennava allo stesso nome quasi ad augurio e ad apparecchio del futuro; se volgarmente dicesi «toscana» riguardo ai tempi intermedi, nei quali il parlare della metropoli si sparse e confuse in certo modo coi dialetti germani dei paesi contigui, ma non si allargò tuttavia alla nazione; il Varchi ebbe ragione di scrivere in ordine alle fonti: che «chi voglia nominare

(1) Consulta Operette politiche, t. il, pp. 132, 135.

(2) Intorno alla longevitá dell’antico greco vedi il Leopardi nel suo Discorso su Gemisto Platone.