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88 del rinnovamento civile d'italia


quanto la nazione piú importa della provincia. Le guerre nazionali sono le piú giuste di tutte perché riguardano l’essere o il non essere1, onde gli antichi e i moderni le chiamano «pietose»2. L’oppressione esterna è il massimo dei mali e quasi una guerra interiore, incessante, perpetua, piú vergognosa di ogni rotta e piú importabile di ogni assalto. Tal si era la guerra italiana, la qual mirava alla difesa e non all’offesa, e da un nemico straniero che assediandoci e struggendoci in casa accoppiava il carattere del tiranno domestico a quello dell’invasore. Pio stesso non la sentiva altrimenti quando, nel fine di marzo del quarantotto, benediceva i guerrieri andanti alla pugna. «Le insegne pontificie erano maritate ai colori nazionali, la croce era in cima alla bandiera d’Italia, Italia non aveva piú nemici fra noi, i cuori che non palpitavano per la sua liberta palpitavano per la grandezza del papato, santa era reputata la guerra. E santa era perché era guerra d’indipendenza. Imprudente o no, essa era santa, e piú se era imprudente, perché l’audacia e il sacrificio aggrandiscono e santificano le opere umane. Santa, perché una guerra d’indipendenza è santa sempre: essa è legittima guerra a quel modo che legittima è la difesa e che l’uomo ha diritto di uccidere l’assalitore. Guerra pur sempre e solo di difesa, perché respingere o scacciare dalla patria lo straniero importa difendere il nostro bene, il nostro onore, i nostri sepolcri, tutto ciò che l’uomo ha di piú caro e di piú sacro, dall’altare di Dio sino al bacio dell’amata. E lo straniero dominatore è tiranno sempre; ei non può essere che tiranno: anche la sua civiltá, la sua mansuetudine, la sua liberalitá sono raffinamento di tirannide. Santa dunque la guerra dell’indipendenza, santo l’entusiasmo che a quella infervorava i popoli dello Stato romano nella primavera del i848, santi i doni, santi i sacrifici che fecero. Ogni anima italiana il consente, né le calamitá e le infamie susseguite dissacrare possono ciò che virtualmente è sacro: oggi



  1. «...pro salute, non pro gloria certare» (Sall., Iug., ii4).
  2. «...pia amia» (Liv., ix, i; xxx, 3i). «...pium bellum» (ibid., ix, 8; xxxi, 36; xlii, 23; Sil., xv, i62). «...armi pietose» (Machiavelli, Princ., 26; Stor., 5).