Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 2, 1911 - BEIC 1832860.djvu/73


capitolo duodecimo 69


mese e furono credute1; cosicché l’eroica sollevazione non ebbe fine che alle calende di aprile. Ma era pur debito del governo il troncarla, seguita la rotta; e se Carlo Cadorna che era al campo ne avesse spedito l’annunzio autentico fin dalla sera dei ventitré mentre il re rinunziava la corona, la forte Brescia avrebbe avuto assai meno da piangere per aver dato fede al senno dei ministri.

La disfatta di Novara fu per l’Italia il preludio di un lungo ed atroce corso di calamitá, il quale non è ancora compiuto. Le stragi di Brescia e di Livorno, la rivolta di Genova, la pace di Milano, la resa di Venezia, l’oppressione di Lombardia, Roma invasa dagli spagnuoli e dai francesi e straziata da un cardinale, Alessandria, Toscana, Ancona occupate dai tedeschi, Napoli e Sicilia tiranneggiate da un mostro, la libertá e l’autonomia spente e il gesuitismo risorto per ogni dove, dal Piemonte in fuori, solo e dubbioso delle sue sorti avvenire, e infine il Risorgimento italiano venuto meno senza riparo; questi (per toccar solo i mali piú gravi) furono gli effetti dolorosi e fatali della sconfitta. Ché se havvi tuttavia un angolo d’ Italia libero, io posso senza presunzione attribuirmene qualche parte. I ministri municipali dei 19 di agosto, dando forza ai puritani in Toscana e in Roma, aveano fatto quanto stava in loro per mettere il Piemonte nella stessa via. La nostra amministrazione mutò l’indirizzo delle cose e, accettando di buon grado il moto democratico ma fermandolo ne’ suoi giusti limiti, ovviò al pericolo. Ma se, quando io ebbi deposta la carica, i miei colleghi non fossero stati vincolati dagli atti precedenti e dalla Dichiarazione (che non senza qualche malagevolezza era stata vinta in Consiglio), avrebbero essi saputo e potuto contrastare a coloro che con tanta pressa chiedevano che la Toscana insorta si aiutasse, la repubblica di Roma si riconoscesse, e si pigliasse parte alla Dieta inditta con libero mandato? La debolezza eccessiva di cui fecero prova in appresso e la poca o niuna antiveggenza loro non rendono ingiusta la



  1. Fossati, op. cit., p. i74.