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capitolo duodecimo 51


ogni opera per aiutarne l’esecuzione e agevolar gli effetti che da essa si promettevano1. La mediazione era riuscita inefficace, perché i due Stati amici aspiravano anzi tutto a evitare il rischio di una guerra generale e a quietare l’Europa. Ma le nostre condizioni mutavano, dappoiché, concorrendo alla politica pacificatrice, ci rendevamo benemeriti di tutti; tanto che il sovvenirci era un cooperare allo scopo universale. L’Inghilterra e la Francia aveano sino a quel punto pregato l’Austria, ma da che il Piemonte faceva assai piú di lei per la tranquillitá connine, poteano comandarle. Che se le intercessioni erano state vane, le minacce avrebbero avuto efficacia, poiché, pendente la guerra ungarica, non le metteva conto di ripugnare. Ma dato il caso che le potenze mediatrici mancassero al nuovo impegno o non sortissero l’intento loro, l’intervento avrebbe sempre miglioratele condizioni nostre in ordine alla guerra. E quando pure non si fosse conseguito altro che di preservare gl’italiani del mezzo dai presidi tedeschi, se ne vantaggiava l’autonomia comune ed era salva la libertá.

Convenivano frattanto in Torino i deputati della nuova Camera, in cui la parte democratica prevaleva. Coloro che m’imputarono la qualitá delle elezioni e l’uso o l’abuso fatto a tal proposito del mio nome, non dovettero avvertire che la natura speciale del mio carico non mi permetteva d’ impacciarmene, e che eziandio volendo non avrei potuto farlo con frutto, perché, essendo stato esule per tanti anni, mi mancava ogni notizia particolare degli uomini, massime nelle provincie. Ché se era da temere per un lato un’assemblea troppo viva, peggio sarebbe stato se fosse riuscita troppo rimessa, per le ragioni (accennate di sopra) che mi avevano indotto ad eleggere i miei colleglli tra i democratici. Nei paesi nuovi alla vita pubblica, qual si era il nostro, è piú facile il dar negli estremi che l’adagiarsi nella via del mezzo; tanto che se si fosse voluto cansar l’eccesso di una Camera



  1. Non solo in questa circostanza ma in tutto il corso della mia amministrazione i ministri di Francia e d’Inghilterra, e in particolare il signor Abercromby, diedero vive ed efficaci prove del loro affetto alla causa italica.