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42 del rinnovamento civile d'italia


impeto spontaneo ristorato in tutto il paese, da Livorno in fuori, dove il desiderio dei piú fu impedito dalla violenza di pochi.

Di qui apparisce quanto fosse vano il temere una resistenza gagliarda e l’effusione del sangue fraterno. I fratelli non che disporsi a combatterci ci aspettavano a braccia aperte e ci avrebbero accolti come amici e liberatori. Di Livorno e di quanto se ne dovea attendere ho altrove discorso; e quando per salvare l’Italia e la Toscana in particolare dal giogo alemanno si fosse dovuto sguainare il ferro, chi non vede che ogni buono italiano non poteva esitare? Che sorta di pietá è questa che pospone a una mano di pochi la salvezza dell’universale? che sorta di politica è quella che vieta di frenar colla forza chi contrasta al pubblico bene? Coloro che invocano la fratellanza non sanno quel che si dicano. Imperocché se i toscani eran nostri fratelli, l’intervento non era esterno né illegittimo; altrimenti converrebbe tórre ai popoli la facoltá di soffocare la rivolta nel proprio grembo e proibire, per cagion di esempio, a chi regge in Torino di marciare contro i ribelli di una provincia sarda. Se poi l’intervento era esterno, dunque i toscani non ci erano piú fratelli che i russi e i tedeschi. Singoiar fato di uomini politici che mancano delle nozioni piú elementari e si avvolgono in continui sofismi! Che in una riotta civile perisca un uomo, è calamitá lacrimevole; ma la morte eziandio di migliaia è permessa, lodevole, obbligatoria, quando è necessaria a salvare la patria. Altrimenti ogni guerra sarebbe ingiusta, ogni difesa vietata, ogni governo impossibile. La colpa del sangue sparso non è mica di chi lo sparge avendone il diritto, ma di chi ne causa e necessita l’effusione. Le guerre civili sono senza fallo le piú detestabili, ma voglionsi imputare ai sediziosi che le suscitano non ai rettori che le spengono. Sapete nel nostro caso chi n’era l’autore? Giuseppe Mazzini co’ suoi compagni. Essi mettevano l’Italia centrale a soqquadro, abusavano le intenzioni e il nome di uomini generosi, compromettevano la causa nazionale, tragittavano a Genova i semi della rivolta, spargevano la divisione nel seno del paese che portava la mole della guerra patria, aprivano il cuore d’Italia alle masnade tedesche. E non poteva il Piemonte contravvenir