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terribili rivolgimenti o che in modo legale l’esercizio e la pratica del governo popolare si accorderanno colla sua forma. Il che avvenendo, che fará l’altra Europa? Il ristabilire in Germania, in Italia, in Ispagna il dominio assoluto a fronte di una repubblica francese consolidantesi e fiorente, non sarebbe un partito politico ma un farnetico. Assalire questa repubblica uscita vittoriosa da tante prove non sarebbe guari piú savio, giacché una guerra generale è oggi moralmente e materialmente assai malagevole, e sarebbe a coloro che la cominciassero piú di rischio che di guadagno. La Prussia, l’Austria e le altre potenze germaniche faranno di necessitá virtú; e la Russia dovrá acconciarvisi, non ostante i disegni e gl’impegni contrari, perché la natura fatale delle cose è piú forte dell’autocrato. Ora i potentati del Morte acconciandosi loro malgrado alle civili franchigie, i principi dell’ Italia inferiore dovranno fare altrettanto, mancando loro quegli estrinseci appoggi di cui si prevalsero per entrare e tenersi nell’altra via.

Si dirá che io contraddico alle cose dette di sopra, presupponendo possibile la restituzione degli ordini costituzionali in Toscana, in Roma, in Napoli, e quindi ammettendo che la nuova epoca sia per ripremere i vestigi della passata. Ma io non parlo del Rinnovamento si bene del suo apparecchio, non parlo dell’esito definitivo ma di uno stato transitorio, nel caso che il corso degli eventi lo porti e lo necessiti. Che dopo la storia dei tre ultimi anni gli statuti civili sieno per fiorire in Napoli e in Roma, che il regno temporale del papa sia per durare, che i principi della bassa penisola sieno per adattarsi lealmente alla libertá pubblica e agevolarne gl’incrementi, è tal presupposto che non può cadere in pensiero al politico piú comunale. Tanto piú che fatti recenti dimostrano le corti settentrionali, aggirate dalla solita vertigine dei governi pericolanti, essere ormai risolute di rimettere gli antichi ordini, e l’Austria ne ha giá dato il segno (*). Ma d’altra parte è pure indubitato che la

(i) Vedi la lettera di Francesco imperatore a Felice di Sclnvarzemberg in data dei zi agosto 1851.