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queste nostre speranze non sono scompagnate da gravi timori, insegnandoci la storia che ne’ tempi di rivoluzione i malvagi e gli sconsigliati spesso ai buoni e savi prevalgono. Finché dunque incerto è l’esito dell’assemblea convocata nell’Italia centrale, noi dobbiamo stare in aspettativa»1.

I consigli non furono ascoltati, né si prestò fede ai pronostici che doveano di corto avverarsi, né furono vani i timori intorno alla trama che covava sotto la maschera della Costituente. La repubblica fu promulgata in Roma, e la Toscana per la vicinanza, l’esempio, gl’influssi, si avviava allo stesso termine. Cosi veniva meno per l’ostinazione del papa e le macchine dei puritani il nostro disegno di comporre pacificamente l’Italia; il pericolo dell’ intervento esterno diventava certezza; e la Spagna, invitando i potentati cattolici ad assembrarsi per rintegrare Pio nono, giá ci preludeva. Io rispondeva alla richiesta: che non si trattava del pontefice ma del principe, e che la dignitá nazionale d’ Italia e il decoro della religione non permettevano che gli stranieri in nome di essa nelle nostre liti civili s’impacciassero. A questa pubblica scrittura2 tennero dietro piú altre, nelle quali io protestava contro la flotta spagnuola e ogni intercedenza di armi straniere, invocando quel giure nazionale che, fondato in natura e immutabile, sovrasta all’arbitrio e ai trattati dei principi3. Divulgava le proteste pei vari Stati di Europa, avvalorandole a viva voce il Rossi in Berlino, il Martini in Gaeta, il Sauli in Londra, il Ruffini e l’Arese in Parigi, e Alberto Ricci era incaricato di rappresentarle al congresso inditto in Brusselle. Io aveva rinnovate in parte le ambascerie sarde non mica leggermente ma per giusti rispetti, e gli scambi che sottentrarono pochi mesi dopo non



  1. Operette politiche, t. ii, pp. 327-334.
  2. Ibid., pp. 3i2-3i5
  3. Ricordando le pretensioni spagnuole, mi recherei a colpa di non rendere le dovute lodi alla moderazione del signor Bertrand di Lis, imbasciatore di Madrid a Torino, nell’esporle e alla squisita cortesia con cui cercò sempre di temperarle. E queste poche parole sono scarsa testimonianza verso i meriti di un uomo che per la nobiltá de’ suoi sensi e del suo procedere lasciò in me un affetto pieno di riverenza.