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seggio i buoni ministri, facendo prevalere i dappochi ai valenti, i raggiratori ai leali, i cattivi ai virtuosi, preparando le rivoluzioni di Stato con quelle di palazzo e tramando insomma una congiura continua, operosa, efficace contro la bontá del principe e la felicitá della patria. Ma il riformare e abolire le corti (benché non sia impossibile) è piú facile a desiderare che ad eseguire; onde di rado incontra che non sopravvivano al dominio assoluto ond’ebbero il nascimento, tanto piú che a parere di alcuni prudenti esse si richieggono pel decoro e la maestá del principe. Ora la corte innestata alla monarchia civile è un verme che la rode, una peste che l’ammorba e ne rende l’esizio ^ inevitabile e fatale.

I cortigiani depravano il costume del principe colle adulazioni : le sètte illiberali colle false dottrine ne viziano l’intelletto. Le quali piacciono, perché accarezzano i torti appetiti; oltre che, a chi ignora le leggi naturali che girano il mondo, par cosa plausibile il rinnovare quegli ordini che fiorirono una volta ed ebbero lunga vita. Gli errori poi e le lusinghe non aspettano che il principe sia sul trono, ma lo corrompono dagli anni teneri, essendo che dalla corte e dai retrivi principalmente la regia educazione suol pigliare la sua forma. Nocivo è pur l’uso di affidarla ai sacerdoti, i quali per instituto e per abito non sono comunemente in grado di darla; onde i signori che escono dalle loro mani sogliono riuscire increduli e dissoluti in gioventú, pinzocheri in vecchiezza. Lascio stare che i piú dei chierici, affezionati ai vecchi ordini, mal possono inspirare l’amor dei nuovi, e sono spesso intinti di spiriti gesuitici, i quali, spogliando la religione della sua essenza, riempiendola di superbia e d’odio e tramutandola in superstizione, tolgono ai grandi quel solo ritegno che potrebbero avere, anzi spesso mutano il principio di salute in fomite di corruttela. Cosi i poveri principi, nati da razze imbolsite e degeneri, magagnati da un frivolo e pessimo allevamento, peggiorati dai costumi aulici, sviati dalle massime e tradizioni palatine, sedotti dai mali esempi e ricordi dei loro pari e delle fazioni, privi di buoni abiti, di esperienza e di dottrina, miracolo è se riescono tollerabili non che buoni: la natura e l’arte cospirano