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dalle scambievoli attinenze delle varie nazioni, per le quali l’Europa tende vie meglio ogni giorno a far tutta un corpo e a scemare le dissonanze nazionali, riducendole ad accordo. Le due azioni si bilanciarono nel medio evo, quando l’operare alla spicciolata era favorito dalla barbara civiltá e dal genio tuttavia dormiente delle nazioni, ma contraddetto dagli spiriti cosmopolitici e dalla molla potente della religione e della Chiesa. Incominciata l’epoca moderna, prese a sovrastare l’indirizzo unitario, sebbene ad ora ad ora allentato o interrotto dalle scisme religiose o dalle dottrine dell’equilibrio politico; e da un mezzo secolo in poi crebbe a meraviglia. Quindi nacque l’entratura francese, per cui nel trenta e nel quarantotto un moto repentino di Parigi fu seguito nelle altre contrade da un subito rovescio o almeno da grave crollo. Avendo riguardo a questa tendenza, che si avvalora ogni giorno piú, si potrebbe conghietturare che la futura rivoluzione di Europa sia per succedere simultaneamente come prima il grido ne sorga in Francia, se l’azione di questa non fosse contrabbilanciata dai formidabili apparecchi de’ suoi nemici. Le forze dei potentati (senza parlare di altre cause minori e dei casi fortuiti) sono perciò in grado di bilanciare quelle dei popoli; e pogniamo che non riescano a impedire (almeno diuturnamente) la loro riscossa, possono però ostare che sia unita e uniforme, imprimendole un avviamento irregolato e successivo. Può anche darsi che le due direzioni si consertino insieme e ne risulti un movimento misto che tenga dell’una e dell’altra. Le stesse cagioni possono eziandio affrettare o ritardare lo scoppio e sostituire (fino ad un certo segno) l’andare equabile ai balzi precipitosi. Queste varietá nel modo di esecuzione non toccano l’essenza del Rinnovamento, e ancorché fosse prevedibile (che non è) quale di esse sia per effettuarsi, non apparterrebbero al tema del mio discorso. Siccome però mi è forza ragionar per modo sommario e procacciare al possibile di non venir troppo a noia dei cortesi che mi leggeranno, cosi io parlerò spesso secondo il presupposto di un moto simultaneo; non che io lo creda in se stesso piú probabile o desiderabile dell’altro, ma in quanto che la semplicitá