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perché ottima cosa è il mantenere gli Stati nell’assetto loro, purché (si noti bene) questo assetto sia naturale. Quei principi adunque avrebbero fatta una santa opera se, proponendosi di assicurare la quiete di Europa, avessero cominciato a riordinarla, ché l’azione conservatrice non è buona in un soggetto viziato se non è preceduta dall’azione riformatrice; altrimenti essa perpetua la malattia e non la salute. Similmente la libertá giova se il corpo sociale è sano; giova anco se è infermo, purché si adoperi a riformare la sua costituzione. Ma se, lasciando stare le cose come sono e rispettando i disordini invalsi da lungo tempo, il legislatore si contenta di dire ai popoli: — Siate liberi e sarete felici, — egli si burla di chi Io ascolta. Imperocché nel seno di una societá disordinata la libertá non serve che ai pochi i quali hanno i mezzi di usarla e di vantaggiarsene, riducendosi per gli altri a una vana apparenza. Verrá il giorno in cui la libertá sola, anche senza statuti positivi di economia legale, basterá a mantenere in piede l’armonia naturale degl’interessi e a correggerne le piccole e accidentali perturbazioni; ma oggi questa è talmente guasta e il male per esser vecchio ha penetrato si addentro, che il solo benefizio del tempo e gl’influssi del vivere libero non bastano a medicarlo, e quando pure arrechino qualche sollievo, noi fanno che lentissimamente e però senza profitto di molte generazioni. Tengasi adunque per fermo che la libertá del commercio è vana se non è accompagnata dalle riforme economiche, se le imposte sono mal distribuite, le leggi di successione male assettate, le ricchezze adunate in poche mani, i salari scarsi ed incerti, le vacanze lavorative frequenti ed inevitabili, e tolto in fine ai proletari ogni modo legale di riscuotersi dalla cupidigia tiranna dei facoltosi. Né si alleghi l’esempio di Roberto Peel, che prova il contrario, poiché l’uomo illustre, francando le permute, gravò pure le entrate dei mobili e degl’immobili e tolse alle borse dei ricchi il tesoro che prima si spremeva dalle carni dei poveri. Lascio stare che la libertá del cambio è una di quelle riforme che non possono effettuarsi se non per gradi, massime in alcuni paesi, né senza aver l’occhio alla proporzione che corre tra le produzioni proprie