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mutazioni. Se gli autori di queste non trapassassero la giusta misura del progresso (la quale si vuol determinare dallo stato delle idee e dall’opinione invalsa nei piú) e i partigiani degli ordini antichi le accogliessero di buon grado, la rivoluzione avrebbe termine, sottentrando in suo scambio un graduale ed equabile avanzamento. Ma stante che per l’ infermitá umana gli uni trasvanno e gli altri tirano indietro, ai corsi precipitosi succedono gl’indugi e i regressi, che sono altrettanti interregni della rivoluzione e la prolungano in vece di porle fine; il quale non avrá luogo finché il vecchio (0 non sia sterpato affatto e la modernitá non informi ogni parte della comunanza.

La rivoluzione moderna non è capricciosa e arbitraria ne’ suoi punti fondamentali, ma guidata da ferma e costante necessitá. Chi voglia conoscerne l’indole, i progressi e l’esito dee guardarsi dal vezzo volgare di sostituire i suoi fantasmi alla natura delle cose, come fanno gli utopisti, che vedendo il mondo in via di trasformazione, ciascuno di essi vorrebbe raffazzonarlo a suo modo. Ora per cansar le utopie fa d’uopo studiare i fatti; e i fatti, che acchiudono i germi degli ordini avvenire e ne necessitano tosto o tardi l’adempimento, sono i bisogni. Il bisogno nasce da una privazione, cioè da un’attitudine sentita e non soddisfatta, e quindi importa due cose, cioè un’idea e un desiderio. Tre idee e tre desidèri, come ho giá notato, invalgono oggi universalmente, cioè la maggioranza del pensiero, la costituzione delle nazionalitá e la redenzione delle plebi. Tutti gl’incrementi di qualche sostanza, e i concetti che sono in voga presentemente, si riferiscono all’uno o all’altro dei detti capi. Tutti quelli che ebbero luogo piú o meno in addietro ne sono un principio, un apparecchio, un’appartenenza; come a dire la libertá politica, la tolleranza religiosa, l’ugualitá cittadina, l’equitá e la mansuetudine delle leggi civili e del giure delle genti, gli aumenti dei traffichi, degli artifici, delle nobili discipline, e via discorrendo. Ma l’attuazione di cotali assunti è ancora assai

(i) Dico «il vecchio» e non «l’antico», perchè, propriamente parlando, l’antico non invecchia, essendo immutabile e perenne come la natura.