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Ma le leggi di questo non si possono definire colla precisione recata negli ordini teoretici di quello, anche prima che cominciasse; e ciò per una ragione che distingue essenzialmente i due moti e le due epoche. 11 primo dei quali fu affatto autonomo e governato soltanto dalle condizioni e dal genio proprio d’Italia; laddove il secondo dipenderá in gran parte dai casi esterni, il campo e il corso dei quali è tanto piú vasto e intralciato quanto viene a comprendere un maggior numero di popoli e di paesi. Ora se, quando noi eravamo padroni degli eventi e il giro delle nostre considerazioni non si dovea gran fatto allargare fuori d’Italia, non era impossibile il determinare anticipatamente l’indirizzo che dovea tenersi, ciascun vede quanto l’opera sia piú malagevole ora che è d’uopo abbracciare colla politica divinazione presso che tutta Europa. Perciò a cogliere quegli universali del futuro assetto che possono cadere comechessia sotto la nostra apprensiva, non vi ha altro metodo sicuro che quello di studiare il processo del Rinnovamento europeo, di cui l’italiano sará una parte, quasi scena di un dramma o episodio di un poema. Il Rinnovamento di Europa è l’ultimo atto di una rivoluzione incominciata quattro o cinque secoli addietro e non ancora compiuta; rivoluzione che io chiamerei «moderna», perché destinata a sostituire un nuovo convitto a quello del medio evo. Le rivoluzioni particolari in ordine al tempo e allo spazio non sono che membri di questa rivoluzione generale, la quale è una, perché informata dal genio della modernitá e tendente a metterlo in atto per ogni sua parte. È universale di soggetto, perché abbraccia ogni appartenenza del pensiero e dell’azione e spazia cosi largamente come tutto il reale umano e tutto lo scibile. È universale di domicilio, perché si stende quanto la cultura figliata dall’antichitá grecolatina e dal cristianesimo; c però comprende, oltre l’Europa, una parte notabile del nuovo mondo e tutte le adiacenze asiatiche, affricane, oceaniche della civiltá europea. È infine continua, perché sebbene interrotta da tregue apparenti non cessa mai e, sospesa di fuori, rientra nelle viscere del corpo sociale e ci lavora sordamente per un certo tempo, finché scoppia di bel nuovo e introduce nel vivere esterno altre

V. Gioberti, Del rinnovamento civile d’Italia - n.

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