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6 del rinnovamento civile d'italia


essi sono piú positivi dei loro emuli, e quindi piú pratici, piú schivi delle utopie, piú osservanti del misurato procedere, piú capaci che nel periodo del Risorgimento il principato civile era necessario a preservare i beni acquistati ed a compierli. Similmente io mi opposi a ciascuna delle due parti, in quanto mancava dei pregi dell’altra e trascorreva negli eccessi correlativi; e mi dilungai da entrambe per ciò che riguarda l’egemonia piemontese e la nazionalitá italica, atteso che su questi due capi i democratici erano poco piú savi dei conservatori, e gli uni come gli altri, procedendo all’esclusiva, sequestravano il Piemonte da Italia e Italia da Europa, laddove si dovea operar di fuori cogl’influssi italiani e moderar col Piemonte il corso della penisola. Il che non era né vano a sperare né impossibile a ottenere, purché si pigliasse la vera via, come si può raccogliere dalle cose dianzi discorse.

Ma certo a niuno è dato di vantaggiarsi dei casi estrinseci, se non ha esatta contezza del soggetto in cui debbono versare le operazioni; cosicché la buona politica esterna importa una fondata notizia delle condizioni di Europa. E siccome ogni atto governativo mira a uno scopo collocato nel futuro, non basta conoscere il presente, che è sempre scarso, sfuggevole e non ha in se stesso la sua spiegazione; ma bisogna conferirlo col passato e abbracciar collo sguardo le probabilitá a venire, non mica procedendo a caso e per semplici conghietture empiriche, ma governandosi colle leggi induttive e sperimentali del consorzio umano. Grande per ambo i rispetti fu l’ignoranza dei nostri conservatori e democratici, da pochi in fuori; e quindi provenne il loro difetto assoluto d’antiveggenza. Ma a chi studiava da molti anni nella storia e nei casi contemporanei era facile l’antivedere che la nuova repubblica di Francia svierebbe il moto italiano dal suo corso, come giá fece l’antica nel passato secolo, quando per voler imitare la troppa libertá dei francesi peggiorammo di servitú1. Veduti i pericoli, cercai i rimedi, e il primo



  1. In una mia lettera a Giuseppe Massari, della quale un piccol brano fu stampato nella La Patria (1847) di Firenze, io annunziava come certa la rivoluzion di febbraio