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CAPITOLO QUARTO

della disciplina forestiera

I casi recenti di Francia non ci avrebbero falsato il criterio politico e divertito dal suo vero scopo il Risorgimento, se non ci avessero trovati acconci a riceverne le impressioni; al modo che nei solidi non si rifletterebbero le ondulazioni del suono, se per la natura elastica non fossero atti a improntarle. La qual disposizione è mal vecchio nella penisola; e giá uno scrittore del secolo quindecimo si doleva che spezialmente «l’Italia fosse mutabile e corrente a pigliare la nuove fogge»1. La storia ci mostra come di mano in mano che si andò cancellando il nostro genio proprio e nativo, crescesse in proporzione la pieghevolezza servile e una docilitá funesta a seguire gli esempi e imbeversi ciecamente delle massime esterne. Dal che fu ribadito e reso perpetuo il nostro servaggio, conciossiaché mal può racquistar di fuori volto ed essere di nazione chi ha perduta la molla intrinseca che ne è l’elaterio e il fondamento. L’autonomia interiore di un popolo versa nella spontaneitá e proprietá della sua indole, la quale abbraccia non solo le leggi e le instituzioni ma tutte le parti della cultura. Ora noi abbiamo di queste smarrite eziandio le piú intime, come sono le credenze e le lettere, disprezzando la religione dei nostri padri in vece di ripurgarla e usufruttuar le dovizie di cui è feconda, e dimenticandoci ch’essa è pure il solo residuo del nostro antico primato e della cosmopolitia antica. Laddove i popoli illustri che ci stanno a confine cominciarono o perfezionarono lo stato loro di nazioni procacciandosi una letteratura propria, noi lasciammo

  1. Sacchetti, nov. 178.