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86 del rinnovamento civile d'italia


dominazione, e accarezzarne la nazionalitá in vece di urtarla e di offenderla. Cosí col tempo avrebbe potuto effettuare il disegno della casa di Svevia e riportar l’impero in Italia; perché laddove gli antichi pontefici, confederando i popoli, parteggiando per gli ordini liberi e capitanando la parte guelfa, sopravanzarono gl’imperatori, l’infamia dei tempi gregoriani e del regno gesuitico mutava in aiuto l’impedimento. L’ignavia e le brutture dei governi laicali della penisola accrescevano la probabilitá del successo; tanto che se l’Austria avesse apparecchiati i popoli, avvezzandoli a considerarla come potenza italiana e promettitrice di libere instituzioni, gli avrebbe al primo buon taglio allettati a seguirla e ottenuto quello che far non seppero i principi nostrali né il vivente pontefice. Ma in luogo di ciò ella esordí collo spergiuro e andò innanzi coll’oppressione, ingegnandosi di spegnere i sensi patri o almeno di soffocarli. Tal fu l’assunto del principe di Metternich, che come quello di Benevento acquistò alla nostra memoria fama di gran maestro colle arti di una politica volgare, coi raggiri e colle tristizie. E fece altrettanto nelle provincie cisalpine dell’imperio: adulò la Russia, bistrattò l’Ungheria, schiacciò la Polonia, inghiottí Cracovia, aguzzò in Gallizia il ferro dei comunisti, creò Spilberga emula della Siberia e volle troncare in sul principio il nostro Risorgimento coll’aggression di Ferrara e gli strazi di Lombardia. I casi di marzo sterminarono l’indegno ministro, ma la sua politica sopravvisse, perché abituata al governo imperiale e al Consiglio aulico, e trovò nel principe di Schwarzemberg un idoneo continuatore, non piú abile e segace dell’altro né men tristo e oltracotato. E se Iddio lasciò al primo lungamente le briglie sul collo prima di dargli di mano e farne un segno alle sue vendette, egli è probabile che quanto al secondo l’indugio sará piú corto e piú grave la punizione.

I politici di corta vista credono l’Austria rifatta, perché riuscitole di racconciare le cose sue mezzanamente e mostratasi nelle arti diplomatiche piú astuta e felice della Prussia. Ma in effetto le sue condizioni sono oggi come al principio del quarantotto, anzi peggiori; quando è chiarita la sua debolezza, piú scarso e aggravato l’erario, men fido l’esercito, cresciuto l’odio de’ popoli