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libro primo - capitolo secondo 63


pedante. In vece di dire il vero ai nostri nemici e di adempiere l’ufficio d’«idoneo conciliatore»1, confortandoli a fare della necessitá saviezza, non giovò a nessuno e nocque a tutti, causando in Francia gli eventi che convolsero Italia ed Austria nello stesso turbine. Dolse ai buoni il vedere un uomo incorrotto nella vita domestica patrocinar la violenza contro la giustizia, suscitar brighe alle pacifiche nostre riforme, mentre lasciava insultar Ferrara, manometter Cracovia, insanguinar la Gallizia con atroci carnificine, e lodava in pubblico parlamento il primo autore di tali enormezze. E anche nei governi interiori della sua patria il signor Guizot fece chiaro che l’onestá privata non è sufficiente mallevadrice della pubblica, quando la politica che altri ha abbracciata necessita i raggiri, i soprusi, le corruttele.

Credo inutile il riandare partitamente le altre parti e gli altri politici di Europa, perché la Francia e il signor Guizot sono specchio del rimanente. Se le massime del quindici ebbero per fautori un uomo cosí virtuoso e dotto come il prelodato, tre principi d’ingegno non malo e di animo discreto come gli ultimi Borboni, e una borghesia cosí culta, viva, libera come la francese, memore o spettatrice di due rivoluzioni; se ne può inferire quanto prevalessero nei luoghi che furono la sede del congresso e della santa alleanza, o assai piú complici dell’uno e dell’altra, dove i popoli erano meno civili e piú avvezzi al giogo, le classi conservatrici meno instruite e piú avide di privilegi, i regnanti meno mansueti, gli statisti meno esperti, le nazioni men conscie di loro medesime, meno unite, forti e capaci di ripulsare i cattivi influssi e le false preoccupazioni. Siccome però i particolari insegnano meglio dei generali, conchiuderò questo capitolo col ricordare un solo fatto, in cui si può dire che la politica europea invalsa dal quindici al quarantotto si riepilogasse e chiarisse quanto sia inetto, puerile ed iniquo il senno che la governa. Fatto avvenuto, si può dire, nel centro di Europa, in un paese neutrale ma sottoposto alle impressioni e influenze degli Stati confinanti,

  1. «... genti germanorum idoneus conciliator, si poenitentiam quam perniciem maluerit» (Tac., Ann., i, 58).