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CAPITOLO SECONDO

della politica europea dal quindici in poi

La causa occasionale degli errori e disastri recenti d’Italia fu senza alcun dubbio il cambiamento degli ordini francesi avvenuto nel quarantotto. Ma siccome io non intendo di convenire la Francia e meno ancora di biasimare tali ordini o l’impeto popolare che li produsse, anzi mi propongo d’investigarne la natura e le origini, mi è d’uopo risalir piú alto. Credesi comunemente che la rivoluzione di febbraio sia l’ultimo effetto di quelle che la precedettero nello stesso paese sin dall’uscita dell’etá scorsa, e che la nuova repubblica sia, come dire, la risurrezion dell’antica. Il che è vero se i successi recenti si considerano in rispetto alla sola Francia, essendo che ogni mutazione civile si connette piú o meno colle vicende anteriori del popolo in cui succede. A questo ragguaglio le cose ivi accadute alla nostra memoria ci rappresentano la ripetizione spicciolata e piú esquisita di quanto si fece per modo simultaneo e sommario nell’ultimo decennio del passato secolo. Imperocché quando le nazioni hanno studiato il passo di soverchio, son costrette a tornare indietro per rifare bel bello la via trascorsa di foga e troppo avacciatamente. Ma la rivoluzione del quarantotto fu altresí un evento europeo; il che da ciò si raccoglie, che la Germania, l’Ungheria, l’Italia ne vennero gagliardamente commosse. Né si può dire rispetto alle due prime nazioni e anco in parte riguardo alla terza (atteso gli scappucci giá commessi e l’indirizzo alquanto viziato), che fossero mosse da solo vezzo imitativo, stante che i popoli somigliano agl’infermi, i quali non pensano a mutar letto se quello in cui giacciono è almen tollerabile. Ora ad un