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libro primo - capitolo primo 39

fra le viltá presenti un’ombra sfuggevole del perduto primato e della vetusta grandezza del nome italico.

Tuttavia, a mal grado delle vicende esteriori, l’esito del Risorgimento poteva essere felice come il principio; e la sollevazione di Parigi, agevolando e accelerando la riscossa dei popoli lombardoveneti, era una buona ventura pei fatti nostri. Ma a tal effetto era d’uopo che i conduttori del moto italiano si attenessero al suo disegno originale e si guardassero di travisarlo, come fecero, gli uni per eccesso, gli altri per difetto; e l’opera loro passò inosservata o non impedita, atteso l’inesperienza dei piú. L’alterazione per difetto precedette l’altra e viziò l’idea del Risorgimento quasi nella sua fonte, essendo opera di alcuni di quegli scrittori che presero a svolgere e propagare le mie dottrine, ma ne mutarono l’economia intrinseca, parte in virtú del metodo che elessero, parte per vaghezza di modificarle; e incontrò loro quel che accade anche agli uomini ingegnosi quando, applicando l’animo per la prima volta ai concetti maturati da altri e proponendosi di perfezionarli, li guastano. Siccome è di profitto il risalire alle prime origini degli errori e importa assai il conoscere per quali sentieri l’impresa italiana abbia incominciato a deviare dalla strada maestra, non sará superflua né temeraria una breve intramessa su questo proposito. E il lettore mi scuserá se per mettere in luce la connessione degli errori coi falli, dovrò preaccennare alcuni fatti di cui farò parola piú largamente in appresso.

Gli scrittori di cui discorro, procedendo schiettamente all’analitica e attendendo solo alla pratica, erano indotti dal metodo e dal fine a ristringere le nozioni da me espresse in modo sintetico e speculativo. L’analisi infatti considera parzialmente le cose, le separa, le rompe, le trincia, le sminuzza; e però quanto vale nei particolari, tanto è impotente nei generali, e manca di quella vasta comprensiva e di quel fare universale che, componendo insieme tutte le parti e armonizzandole, è la base della dialettica. La pratica poi si affisa tutta al presente e trascura i concetti che non sono capaci di applicazione immediata. Perciò laddove io m’ero studiato di accordare insieme gli oppositi,